Le diete che spopolano in quest’ultimo periodo, come la Aktins, la zona e la tisanoreica, si basano tutte sullo stesso principio: la conversione in grassi di ciò che mangiamo si verifica come conseguenza di un aumento temporaneo (e non per forza patologico) dei livelli di insulina. Questo è il fattore che determina i risultati positivi ( ma non prolungati nel tempo) di queste diete.  L’insulina è l’ormone che consente la trasformazione degli zuccheri che introduciamo con l’alimentazione in grassi, quindi per controllare il peso o per perderlo bisogna controllare i livelli di insulina tramite l’alimentazione.

Ma per far ciò bisogna capire come funzione il sistema insulina!!



Per facilitare la comprensione di un sistema finemente regolato allego qui di seguito uno schema:













Quando si mangia un alimento glucidico (pane, pasta, patate, zucchero, frutta..), questo viene trasformato in glucosio che attraversa la barriera intestinale per finire nel flusso sanguigno. La  concentrazione di glucosio nel sangue (la glicemia) dopo un pasto aumenta notevolmente rispetto al suo livello basale a digiuno che è di circa 1g per litro di sangue.

La glicemia scatenerà la secrezione dell’insulina da parte del pancreas, il  ruolo principale dell'insulina è quello di trasportare il glucosio nel fegato e nel tessuto muscolare; in questo modo la glicemia torna ai livelli basali e il glucosio sarà utilizzato in modo diverso nei differenti tessuti.



La velocità della risposta insulinica da parte del pancreas è influenzato dall'indice glicemico degli alimenti ingeriti, l'indice glicemico misura  il potere glicemizzante di un glucide, ossia la sua capacità di liberare una certa quantità di glucosio dopo la digestione; tutti gli alimenti sono stati classificati in una scala con valori da 40 a 70 a secondo il loro indice glicemico molto alto o molto basso passando per valori intermedi. Tale classificazione è disponibile sul web.



Se una persona consuma in via eccezionale glucidi con indice glicemico elevato, la secrezione di insulina che ne consegue è sufficiente per far diminuire la glicemia. Ma se tale consumo diviene abituale si assiste alla comparsa di una forma di resistenza all’insulina o una ridotta sensibilità all’insulina. Il livello di glucosio nel sangue rimane pressoché costante, i ricettori dell’insulina (presenti sul fegato e sul tessuto muscolare) non riconoscono più l’insulina, il glucosio non viene trasportato nei vari organi e la glicemia rimane alta. Il pancreas, per far diminuire il glucosio, continua a produrre insulina creando così un circolo vizioso che crea iperinsulinismo che a sua volta causa l’aumento di peso.



L’iperinsulinismo è ormai dimostrato essere associato ad un sovraccarico ponderale e a maggior ragione all’obesità. L’eccesso di insulina si traduce in un aumento di peso mentre la diminuzione di insulina in una calo ponderale.



Il sovraccarico ponderale causato dall’eccesso di insulina è provocato dall’azione di quest’ultima sul metabolismo glucidico e su quello lipidico.

Se la glicemia a seguito del pasto è molto elevata (abbiamo esagerato nell’assunzione di carboidrati), il glucosio risulta essere in eccesso rispetto ai fabbisogni dell’organismo, l’iperinsulinismo conseguente permetterà la trasformazione del glucosio non utilizzato dall’organismo in grasso che sarà depositato nelle cellule adipose.

L’insulina è in grado di agire anche sul metabolismo dei grassi durante il fenomeno di lipogenesi (o formazione dei grassi): stimolando l’attività di un enzima, chiamato lipo-lipasi, che ha la funzione di utilizzare gli acidi grassi nel sangue (assunti durante il pasto) per produrre trigliceridi i quali vanno ad aumentare il volume delle cellule adipose.



L’iperinsulinismo può essere  la causa funzionale dell’aumento di peso!!



Se da un lato l’insulina è la responsabile dell’aumento del peso, dall’altro lato essa è anche un aiuto per la perdita del peso. Infatti, una concentrazione basale di insulina nel sangue porta all’attivazione di un enzima in grado di liberare gli acidi grassi dal tessuto adiposo riportandoli nel sangue dove possono essere utilizzati come carburante per le nostre attività giornaliere.



Di conseguenza è attraverso la gestione dei livelli di insulina che noi possiamo innescare il processo di dimagrimento (se sovrappeso) o mantenere il nostro peso corporeo (se normopeso). Per riuscirvi occorrerà seguire alcune semplici regole:



  • Limitare i periodi con elevata glicemia seguiti da periodi di digiuno, bisogna mangiare spesso (cinque volte al giorno) limitando il sovraccarico di alimenti glucidici

  • Consumare soprattutto glucidi con indice glicemico basso o molto basso e limitare l’uso di alimenti con elevato indice glicemico (in rete sono presenti le tabelle con la classificazione degli alimenti in base al loro indice glicemico). 

  • Consumare soprattutto glucidi con indice glicemico inferiore o uguale a 35, poiché in questo caso la risposta è sufficientemente bassa da consentire l’attivazione dell’enzima che determina lo stoccaggio dei grassi della cellule adipose



Ho iniziato questo post parlando delle diete più famose, nelle quali l’assunzione dei carboidrati è quasi vietata, queste diete fanno perdere peso velocemente caricando l’organismo di grassi e proteine, ma quali sono le conseguenze?

Il calo ponderale rapido a cui si assiste è dovuto principalmente ad una iniziale perdita significativa di acqua. Vediamo perchè: Il cervello utilizza soprattutto glucosio che viene fornito dai depositi di glicogeno nel fegato e nei muscoli; se non si assumono abbastanza carboidrati i depositi di glicogeno si esauriscono per rifornire il cervello di zuccheri e l’acqua in essi contenuta viene liberata ed eliminata, di conseguenza si può concludere che la perdita di peso osservata nei soggetti che seguono diete “low carbo” è dovuta ad una perdita di acqua e non di grasso. A lungo andare la perdita di peso è dovuta soprattutto al basso apporto calorico che caratterizza queste diete, infatti una dieta senza carboidrati ha un apporto di circa 1400 Kcal in meno. 

Ma si può non mangiare pane, pasta e tutti gli altri carboidrati (compresa la pizza) per tutta la vita? La risposta più ovvia e popolare è “NO”, e se si introducono nuovamente nell’alimentazione i carboidrati le riserve di glicogeno sono rapidamente rispristinate con conseguente incremento ponderale.



Leave a Reply

Followers

© Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione. Powered by Blogger.